Terapia Medica


Alla domanda ” Esiste una terapia farmacologica delle varici?”, la prima spontanea risposta è che ovviamente non è possibile intervenire attraverso la somministrazione di medicinali né sul presente né sulla loro possibile evoluzione futura..

Come sempre infatti là dove si è di fronte ad una alterazione delle strutture anatomiche e istologiche, in questo caso oltretutto molto spesso dovute a fatture eredo-costituzionali, la terapia medica può poco o nulla..

Questo non significa che il medico debba arrestarsi alla diagnosi, perché se è vero quanto detto sopra, è pur vero che i segni e i sintomi clinici secondari alla presenza di varici e spesso persistenti anche dopo l’intervento, possono e devono essere affrontati in sede medica..

La patologia venosa in genere, e quindi anche quella varicosa, come dicevamo è nel più alto numero dei casi legato a fattori eredo-costituzionali, e proprio per tele ragione la presenza di sintomi da flebostasi può non essere completamente corretta dall’aportazione dei tronchi varicosi..

L’approccio medico al problama della stasi venosa si avvale di alcuni presidi fondamentali così riassumibili:.

norme igieniche generali, riguardanti fondamentalmente lo stile di vita, che sono riassunte nella pagina seguente che noi siamo abituati a consegnare ai nostri pazienti. .

 La contenzione elastica. Qui è bene spendere qualche parola perché troppo spesso capita di sentir parlare di questo presidio terapeutico con eccessiva faciloneria. In realtà la calza elastica deve essere considerata a tutti gli effetti come un medicinale, e quindi in quanto tale essere commisurata alla effettiva condizione di ciascun paziente. .

Oggi è possibile mediante l’esame doppler misurare la pressione esistente nel circolo venosodegli arti inferiori e di conseguenza prescrivere la necessaria contropressione adeguata alle specifiche esigenze. Per questo la prescrizione di una contenzione elastica è un delicato atto medico che deve basarsi su dati oggettivi peraltro, ripeto, ben rilevabili.Comunque bisogna anche dire che la calza elastica non è indicata in ogni situazione di insufficienza venosa e che generalmente sarebbe maggiormente indicata proprio quando è meno sopportabile e quindi va usata con molto criterio..

La terapia fisica. Questa si avvale sia di apparecchiature progettate a tale scopo (pressoterapia, vacuumterapia, etc.) in grado di ridurre l’edema attraverso l’immissione forzata meccanicamente dei liquidi del tessuto interstiziale verso il letto venoso, siadell’intervento manuale di fisioterapisti preparati alla corretta esecuzione di manovre di linfodrenaggio flebodrenaggio, nonché di esercizi posturali..

La terapia farmacologica. Lo scopo principale delle sostanze comunemente usate nella patologia venosa è di agire su due versanti: il primo è di aumentare il tono del letto venulare al fine di aumentare la velocità di scorrimento del sangue con l’effetto di ridurre la pressione laterale e quindi di ridurre il passaggio di liquidi dal comparto vascolare all’interstizio; il secondo è quello di diminuire la permeabilità della parete delle venule sì da ridurre la tendenza all’edema. Molteplici sono oggi le molecole disponibili ( rutina, escina, centella asiatica, diosmina, antocianosidi, GAG, vitamina C, estratti vegetali di hamamelis e ippocastano etc.) tutte indirizzate a l’una o all’altra o entrambe le attività ricordate con apprezzabile evidenza di risultati clinici..

Infine si può senz’altro affermare che, pur non essendo arrivati alla soluzione definitiva, di certo è possibile assicurare a chi soffre di disturbi vascolari venosi una buona qualità di vita ed un buon controllo delle complicanze… .

Maurizio MARCHETTI .

specialista in angiologia medica .